Le dimensioni del lutto

Articolo a cura del dott. Francesco Forcolin, psicologo, sessuologo e psicoterapeuta del Consultorio Familiare Centro della Famiglia. Referente del servizio di Sessuologia del Consultorio.

Non siamo infiniti

Un detto narra che i nostri genitori ci hanno fatto due regali: ci hanno messo al mondo e ci hanno condannato a morte.

Prima del Covid-19 molte persone avevano un senso di onnipotenza, gli armadi colmi di vestiti, i frigoriferi pieni di cibo, il divertimento come fine ultimo.
Avevano coniugato il senso della felicità col verbo avere, dimenticando che l’essere (sostantivo e verbo) umano non è un Essere infinito ma un Essere finito.

Siamo fragili ed imperfetti

Questo eccezionale periodo storico che stiamo vivendo ci ha rimesso davanti le nostre fragilità, le nostre incertezze, la nostra impotenza di Esseri imperfetti; perfettibili certo ma con una data di scadenza.

Abbiamo dimenticato che il tempo è il nostro bene più prezioso (già lo diceva Seneca!), non a caso si dice “noi comuni mortali”.
Per qualcuno questo è anche un periodo di dolore, una sofferenza per una Persona che adesso non c’è più.

Ecco che arriva il contatto emotivo con la morte, quel Qualcuno che ci appartiene ma che non possiamo più vivere e questo ci spiazza, ci mette alla deriva nel mare della nostra inquietudine terrena.

Il lutto mutilato

Quando la morte segue ad una malattia prolungata il processo di elaborazione del lutto si attiva prima del decesso (lutto anticipatorio). Le dimensioni del lutto assumono contorni differenti.

Il lutto anticipatorio ha una funzione adattiva, cioè quella di preparare le persone al distacco, ma una assistenza impegnativa e lunga del malato può complicare il processo di elaborazione della perdita.

Come sappiamo inoltre, per paura del contagio e con le attuali severe norme di profilassi non riusciamo nemmeno ad avvicinarci come vorremmo al nostro caro e i funerali diventano impersonali e privi di quell’ultimo saluto sociale.

La cosa con la quale fatichiamo maggiormente a fare i conti non è l’isolamento (nonostante l’essere umano sia animale sociale) né tanto meno la paura.
Si fa fatica, certo. Ma la ferita che dovremo affrontare poi, come comunità, sarà quella del lutto “mutilato”. Le dimensioni del lutto diventano così più profonde e non immediatamente “sanabili”.

Ai tempi del Coronavirus si muore soli

Ai tempi del Coronavirus si muore soli: i familiari sono lontani, non sono accanto alla persona che amano nel momento della morte, e non possono nemmeno salutarla degnamente.
Il fatto che venga meno quello che potremmo definire “culto dei morti” segna una frattura, eccezionale, dal punto di vista antropologico e psicologico.

Una questione antropologica

C’è un momento preciso, nella storia dell’umanità, in cui l’uomo ha iniziato a seppellire ed onorare i defunti. Si trattò di un salto culturale enorme. “Proprio quando un gruppo umano, per la prima volta, ha deciso di seppellire un proprio caro, è nata la religione, la spiritualità”.
Parla così Marta Villa, docente di antropologia culturale all’Università di Trento, alla luce dell’emergenza sanitaria che sta sconvolgendo le nostre vite.

Oggi è tutto diverso

I pazienti affetti da Covid-19, invece, muoiono soli, in un reparto di terapia intensiva. Nessuno si può avvicinare, se non i sanitari calati nelle loro tute asettiche, i familiari sono lontani, stretti tra le mura di casa, magari anch’essi contagiati.

Il modo in cui le persone affrontano i lutti è molto vario e personale, ma elaborare il lutto diventa ancora più importante. Cosa vuol dire elaborare una perdita?
Elaborare significa cambiare il senso ad un evento o ad un ricordo, farlo proprio non più come qualcosa di estraneo, ma come un pezzo di sé.
Nel caso del lutto, elaborare significa passare da “senza di lui/lei non vale più la pena vivere e sento tutto inutile” a “Grazie a lui/lei ho scoperto parti importanti di me che mi hanno permesso di essere quello che sono oggi”.

Gli studi

Già nel 1967 Holmes e Rahe avevano proposto, una sorta di “standardizzazione” del peso dei life events (eventi psicosociali stressanti) nel tentativo di quantificare l’impatto degli eventi sull’individuo. La scala di life events probabilmente più conosciuta e di più largo impiego è l’Interview for Recent Life Events – IRLE di Paykel e collaboratori del 1971.

Al primo posto la morte di un figlio, al secondo posto la morte del coniuge, al terzo posto la sentenza di carcerazione, al quarto posto la morte di un familiare stretto (al 16° posto morte di un caro amico).
Significativo notare come nelle prime quattro posizioni tre trattino la morte.

Reazione soggettiva, ma anche tipicità

Nonostante la reazione sia soggettiva, molti studiosi hanno individuato una sequenza tipica che le persone attraversano dopo una perdita importante.
In particolare, la psichiatra svizzera Kubler-Ross, fondatrice della psicotanatologia, è stata la prima e più importante studiosa a teorizzare l’esistenza di tappe dell’elaborazione del lutto.

Ma noi possiamo metterci al fianco delle persone

Psicoterapia e sostegno psicologico del lutto sono forme di intervento che mirano ad aiutare le persone ad affrontare il dolore e il lutto in seguito alla morte (avvenuta o imminente) dei propri cari.
Presso il nostro Consultorio possiamo offrire un supporto appropriato alle persone che vivono questo delicato momento.

Quando una persona è così disattivata per il suo dolore e si sente sopraffatta dalla perdita (avvenuta o imminente) nella misura in cui i suoi processi di coping (strategia di adattamento) consueti sono disabilitati o non funzionali, in questo caso occorre facilitare l’espressione delle emozioni e il pensiero della perdita, compresa la tristezza, l’ansia, la rabbia, la solitudine, il senso di colpa, il sollievo, il senso di isolamento, la confusione ecc.

La morte fa parte della vita

Negli ultimi decenni, in un imperare di “cultura” narcisistica, c’è stata una progressiva esclusione della dimensione della morte che è stata rimossa da qualsiasi discorso, pubblico e privato.
Quanto stiamo vivendo è un momento eccezionale, ma può rivelarci, può permetterci di riflettere, può aiutarci a ripartire e a rinascere.
Può aiutarci a capire che la morte fa parte della vita ed è un passaggio inevitabile.

Contatta i nostri esperti

Presso il nostro Consultorio sono disponibili dei percorsi che possono essere di reale aiuto. Contatta la segreteria e chiedi una prima consulenza.

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