Il Recovery Plan per investire su futuro di famiglia e giovani

Per far ripartire l’Europa dopo la pandemia da Coronavirus, lo scorso luglio l’UE ha approvato il Next generation EU, noto in Italia come Recovery Fund o “Fondo per la ripresa”.
Si tratta di un fondo speciale volto a finanziare la ripresa economica del vecchio continente nel triennio 2021-2023 con titoli di Stato europei (Recovery bond) che serviranno a sostenere progetti di riforma strutturali previsti dai Piani nazionali di riforme di ogni Paese: i Recovery Plan.

Lo stanziamento complessivo è di 750 miliardi di euro, da dividere tra i diversi Stati.
L’Italia figurano tra i maggiori beneficiari di questa misura con un fondo pari a 209 miliardi di euro.
Ma stiamo costruendo un piano generativo con queste risorse?

Le famiglie sono molto preoccupate

Adriano Bordignon, Direttore del Consultorio Centro della Famiglia e componente del Forum Veneto delle famiglie lancia un allarme a nome delle famiglie.
Le famiglie sono estremamente preoccupate per il presente, e (forse) anche di più per il futuro che le aspetta.
C’è un grande timore che i fondi del Recovery Plan, che graveranno come debito sulle giovani generazioni, non riescano ad intervenire su asset strategici come natalità e giovani.

Famiglia e denatalità

Dopo i primi dati sul Censimento, a breve l’Istat comunicherà – ancora una volta – dati inquietanti sulla (de)natalità: peggiori rispetto a quelli già drammatici dello scorso anno.
Un allarme lanciato ciclicamente da oltre dieci anni, ma mai preso in considerazione.
La mancanza di fiducia nel futuro e le prospettive economiche sembrano essere tra gli elementi che influenzano maggiormente la “disponibilità alla generatività”.
Anche i progetti come il “Percorso Famiglia Fertile” attivati da questo consultorio possono influenzare ben poco l’andamento demografico se “l’ecosistema non è family friendly”.

Una politica troppo schiacciata sul presente

Evidentemente, c’è il problema di una politica costantemente schiacciata sul presente. I nostri figli meritano, invece, risposte serie, anche perché i miliardi del Next Generation EU li stiamo prendendo in prestito dal loro futuro, senza neppure chiederglielo. Gravarli di un ulteriore fardello, senza offrire alcuna prospettiva di essere numericamente sufficienti per affrontarlo, sarebbe l’ennesimo tradimento.

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