Famiglie e Covid: l’indagine sull’incidenza dell’emergenza coronavirus

Il Centro della Famiglia di Treviso rende noti i risultati della ricerca presentata oggi dal Forum delle Associazioni Familiari. Dai dati emergono le problematiche riscontrate e soprattutto le necessità post lockdown in vista del futuro.
Le difficoltà in atto e le paure per il futuro: “Perdere il lavoro e diventare poveri” sono le due principali paure per il futuro manifestate dalle famiglie italiane. Ecco i dati secondo l’indagine “Le famiglie e l’emergenza Covid-19: una fotografia attuale”, realizzata dal network internazionale di Sfera, l’area di Rcs MediaGroup dedicata all’infanzia, insieme al Forum nazionale delle associazioni familiari.

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Oltre 12.500 famiglie intervistate

Oltre 12.500 nuclei familiari di tutta Italia sono stati intervistati su temi di stretta attualità riguardanti il post-emergenza coronavirus. Tra questi le misure del Governo durante le fasi più delicate della pandemia in Italia, le conseguenze sull’armonia familiare del lockdown prolungato. Ma anche le priorità percepite come più urgenti e necessarie dalle famiglie italiane nell’immediato, nel breve e medio periodo.
Il campione delle famiglie intervistate è ampio e coinvolge anche molte famiglie che risiedono in Veneto. Il target prevalente comprende famiglie con figli e scolarizzazione medio-alta.

Le famiglie italiane sono forti e sono una risorsa straordinaria

Il Covid-19 ha messo a nudo la fragilità del nostro sistema sociale, economico e sanitario ma ha anche evidenziato la forza dei legami fondamentali. In primis quelli familiari.

La convivenza forzata non ha causato cambiamenti a circa il 50% delle famiglie ma qualche segnale positivo si è visto e ha inciso positivamente per il 31% delle coppie e il 48% delle coppie con figli nei rapporti famigliari.

Questo però non significa che le aspettative verso il futuro siano rosee: per la maggioranza del campione infatti, rispetto al futuro, si prevedono solo peggioramenti sui livelli di reddito, sul mantenimento del lavoro, sull’aumento delle povertà.

Le fatiche e le paure delle famiglie

E, inoltre, le previsioni sulla propria situazione familiare nei prossimi mesi e le conseguenze economiche, relazionali e sociali scaturite dalla quarantena forzata sono al centro dell’indagine.

Le paure più radicate oggi nei nuclei familiari italiani sono perdere il lavoro (47%) e il peggioramento della propria condizione economica (49%), con conseguente impoverimento e aumento del divario ricchi-poveri”.

Le donne sono tendenzialmente meno ottimiste sulle conseguenze della crisi per il futuro familiare.

Quanto, invece, alle conseguenze già in atto in famiglia, “per il 71% ci sono problemi economici, per il 52% i guai sono lavorativi, il 34% ha dovuto fare i conti con disagi legati all’assenza di servizi e con le difficoltà nella gestione dei figli”.

Da non sottovalutare, inoltre, “il 27% del campione che ha riscontrato problemi per la salute mentale di un familiare: quasi un intervistato su otto.

Quali sono state le maggiori fonti di stress? Prima di tutto il bombardamento mediatico. E la paura di rischio contagio è meno stressante che le misure di contenimento.

Gli interventi della politica

Sulle misure prese dal Governo per superare la crisi coronavirus, c’è tiepida accoglienza. E addirittura il 71% delle famiglie è insoddisfatto delle misure prese per il rientro a scuola. A corollario, il 61% vede come necessario ormai l’assegno universale mensile per i minori e il 59% vede prioritario la ripresa delle attività scolastiche.
I 24 emendamenti al “Decreto Rilancio” presentati dal Centro della Famiglia e dal Forum Veneto delle Associazioni Familiari rappresentano il bisogno di un cambio di passo della politica

La voce delle famiglie

“I dati dell’indagine ci raccontano di famiglie che, malgrado l’estrema difficoltà, hanno dimostrato resilienza, capacità problem solving, senso di responsabilità – spiega Adriano Bordignon del Centro della Famiglia. Nel lungo periodo però, queste competenze rischiano di consumarsi se la politica, l’impresa e la società civile non riconoscono il ruolo sociale delle famiglie e non le sostengono in modo strutturale. Le famiglie non vogliono assistenzialismo ma pretendono di essere messe nelle condizioni di svolgere al meglio i loro compiti per il bene dei loro figli e della società”.

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