Lo sguardo del genitore

Articolo di Marta Benvenuti, psicologa, psicoterapeuta e formatrice del Consultorio Familiare Centro della Famiglia.

“ti tengo sott’occhio!”, “(gli occhi) specchio dell’anima”… questi e altri modi di dire coinvolgono i nostri sensi, gli occhi e lo sguardo in particolare.
In queste giornate di isolamento e di relazioni che vediamo scorrere sugli schermi dei nostri smartphone, i nostri occhi sono spesso sovraccaricati, talvolta sommersi da input di vario genere… dall’aumentare della ricrescita dei capelli, alle notifiche delle mail.

Lo sguardo sui nostri figli

Lo sguardo diventa, oggi ancora di più, un modo per controllare l’ambiente, per rassicurarci che “va tutto bene”…
A volte ci capita anche di guardare i nostri bambini…ma li vediamo veramente? Con occhi stanchi? Preoccupati? …allarmati da uno starnuto in più del solito (noto)?
Guardare, vedere, scrutare, osservare, tutti usano il tramite visivo e sembrano tutti sinonimi ma non è così.
Ciascuno di essi ha la sua sfumatura e quella che a noi interessa, ora, è l’osservare.

Uno sguardo che contiene

Lo sguardo del genitore è uno sguardo che contiene, rassicura, dà forma al pensiero dei figli.
Io esisto se tu (genitore) mi vedi (mi riconosci), il tuo sguardo mi dà uno spazio e un tempo per esistere …per questo dovrebbe essere uno sguardo pulito e consapevole.
Attenzione! Siamo tutti concordi che un genitore non può avere uno sguardo “neutro”, per la natura emotiva e affettiva della relazione stessa!
Appurato questo…

Come guardiamo i nostri figli?

Come li guardiamo i nostri bambini, in queste giornate e in questo tempo, così diverso da un “prima” rassicurante e conosciuto? Come sono i filtri dei nostri occhiali (meteforici)?

Ci accorgiamo delle piccole sfumature che incarnano? Riusciamo a riconoscerci in loro e, quindi per differenza, a riconoscere la loro area di novità, quello che li rende unici e diversi da noi? Come possiamo fare, quindi, per capire se li stiamo guardando in modo accogliente e strutturante, oppure se il nostro sguardo è controllante e indagatore?

Facciamo un passo indietro

Iniziamo con il fare “un passo indietro”. A volte incontro genitori per i quali i figli sono l’unica, esclusiva ragione di vita e di serenità… questo è un passo avanti, ad esempio. È un invadere una zona (la relazione genitore-figlio) di aspettative e proiezioni che, di conseguenza, rendono opaco lo sguardo.

I nostri figli non sono nostri, sono i figli della vita stessa (Gibran), sono figli che regaliamo al mondo… questo è un “passo indietro”, difficile da percepire quando i bambini sono piccoli e sono così dipendenti da noi genitori.
Mano a mano che la dialettica dipendenza-indipendenza si articola, mano a mano che i figli crescono, più il “passo indietro” ci può aiutare a stare nella relazione, senza interferenze ma continuando ad accogliere.

Ci parlano attraverso molti “canali”

Torniamo ai nostri bambini, creature in crescita, sicuramente, ma che ci parlano, nel qui e ora.
Parole variopinte, parole monotone, parole che a volte facciamo fatica e a volte non vogliamo sentire… anche questo fa parte del “come osservo mio figlio?” perché se vedo (o sento) solo quel che voglio o posso vedere (o sentire), la mia osservazione non è completa.

I bambini ci parlano di sé attraverso tanti canali, che cogliamo, non solo attraverso gli occhi. Lo sguardo del genitore diventa fondamentale.
Osservarli significa anche “sentirli” a livello tonico, ascoltare i loro giochi senza interferire. Giocare con loro, lasciando a loro la guida.
Significa entrare in relazione, consapevoli che quella stessa relazione è un “filtro”, significa prendersi del tempo, allenare tutti i sensi ad accogliere, con meno pregiudizi possibili.

Guardare alle cose positive

Si può provare con il cominciare a guardare le cose positive che i bambini ci portano, lasciando stare le negative (sulle quali il nostro sguardo è già bello allenato). Piccole sfumature, conquiste, passi verso un “IO” che è solo loro! Riuscire a farlo significa iniziare a fare “un passo indietro”.
Tutti noi stiamo meglio con chi ci valorizza e ci restituisce il positivo, dicendo che è fiero di noi…no?! Lo sguardo del genitore “costruisce”.

Una consulenza gratuita

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